BAMBINI DIFFICILI 

Come riconoscerli e gestirli

 

Sapere che qualcuno è arrabbiato con noi, generalmente, non ci piace. E tendenzialmente pensiamo che non esistano persone indifferenti alle esplosioni di rabbia altrui. Sbagliato. Esistono e forse sono proprio i vostri figli! Probabilmente se avete aperto questo articolo è perché interagite con bambini con i quali “niente sembra funzionare”: i bambini che fanno i capricci.

Escludendo diagnosi di Disturbi Specifici dell’Apprendimento, di Deficit dell’Attenzione, Iperattività e altri, questi bambini possono essere definiti “difficili”: non si tratta di un’etichetta diagnostica ma di una classe di bambini con comportamenti caratteristici.

Poiché tali comportamenti non sono ascrivibili ad alcuna patologia, non esiste cura. La buona notizia è che restano comunque un problema, ragion per cui è possibile trovare una soluzione.

I bambini difficili hanno sia delle caratteristiche soggettive, sia delle peculiarità che li accomunano.  Vediamo queste ultime.

Caratteristica principale è l’estremo bisogno di controllo. E’ il bisogno tipico di quei bambini che passano ore ed ore a costruire castelli di sabbia, con l’unico obiettivo di distruggerli fiondandosi sopra o prendendoli a palettate (chi ha avuto modo di osservarli sicuramente ricorda l’espressione estasiata e soddisfatta durante l’atto). Il controllo è l’unico mezzo che i bambini difficili hanno per conoscere e valutare il mondo, ne comprendo le regole scoprendo cosa possono o non possono manipolare. Il divertimento maggiore? Controllare gli adulti. Esercitare il proprio potere sugli altri, esattamente come fanno con i castelli di sabbia. E parliamoci chiaro… le prede preferite sono sempre genitori e fratelli.

È straordinaria la capacità dei bambini difficili di tollerare la negatività, l’aggressività e la rabbia altrui.  Non solo hanno un alto indice di tolleranza allo scontro, ma ne escono addirittura gratificati e rinforzati. Vedere qualcuno spazientirsi a causa loro, dà conferma del potere che riescono a esercitare sugli altri e fornisce la giusta carica per prefiggersi un nuovo obiettivo da raggiungere. Una nuova sfida da vincere. Qualche volta è possibile che siano turbati dallo sconforto degli adulti, ma il turbamento dura molto meno rispetto ad un bambino non difficile.

Hanno difficoltà nel riconoscersi causa di un problema. Generalmente si percepiscono vittime di comportamenti altrui, come se il proprio atteggiamento fosse sempre reattivo. A noi potrebbe sembrare un patetica giustificazione, in realtà è la loro vera percezione . Inutile perciò colpevolizzarli.

Espertissimi nel manipolare situazioni. Comprendono bene le dinamiche di certe situazioni sociali e riescono a manipolarle a loro vantaggio, cogliendo punti deboli e creando scompiglio tra le persone. Utilizzano il ricatto morale e il senso di colpa per ottenere ciò che vogliono. L’obiettivo è ancora quello di divertirsi e ammirare la capacità di influenzare gli eventi. È molto diffusa la tendenza a definire questi bambini insicuri e con bassa autostima. Al contrario, i bambini difficili alimentano continuamente la propria autostima, sicuramente nel modo sbagliato ma efficace per i loro scopi.

Chi ha a che fare con i bambini difficili sa benissimo che le punizioni hanno un’efficacia pari a zero. Se corporali, peggio. In questi casi si sentiranno autorizzati a sfogare su altri bambini (di solito pari o fratelli minori)  la rabbia legittima di chi ha subito una violenza. Ogni volta che picchiamo un bambino, diventiamo un modello da imitare, creiamo avversione verso l’autorità, lo carichiamo di rabbia e soprattutto confermiamo la nostra incapacità di comprenderlo. Falliamo come educatori e genitori. Queste parole feriscono, me ne rendo conto, soprattutto se consideriamo che questi bambini inducono all’esasperazione chi li circonda. E chi non ha mai avuto a che fare con loro, non può comprendere la frustrazione che un genitore vive quotidianamente.

Voglio dare velocemente qualche dritta su come gestire questi piccoli dittatori.

Innanzitutto dobbiamo far leva sul motivo per cui fanno i capricci. Molto banalmente, funzionano. È tutto qui. I bambini fanno ciò che hanno sperimentato essere utile al raggiungimento di un obiettivo. Vediamo una situazione tipica.

Ogni volta che chiedete a vostro figlio di far qualcosa, lui vi ignora oppure vi ordina di aspettare. Voi ripetete più volte la richiesta, mentre lui guadagna circa dieci minuti di bonus che spenderà continuando a fare ciò che stava facendo. Potete anche sgolarvi, lui sarà improvvisamente affetto da sordità acuta. Successivamente proverete con la tecnica della minaccia, che però pronuncerete fortemente irritati, inoltre passerà più tempo tra una minaccia e la successiva, perché nel frattempo state pregando l’intervento di qualche santo. Ma niente. Vostro figlio non batte ciglio. In questo caso sono possibili due scenari: nel primo caso vi arrendete o diventate fisicamente aggressivi; nel secondo caso il piccolo tiranno obbedirà ma voi serberete rancore. In ogni caso vostro figlio ha imparato che quando vi ignora guadagna circa venti preziosi minuti che può sfruttare come meglio crede. Inoltre, perdete credibilità perché nella maggior parte dei casi le minacce non trovano mai riscontro concreto. Voi siete esausti e lui ha vinto di nuovo.

Altro errore: chiedere. Quando gli chiediamo: “Tesoro, perché non vai a studiare?”, gli stiamo dando la possibilità di risponderci: “Perché non mi va”. Uno a zero per lui. Sarebbe più efficace se affermassimo: “So che non hai piacere, ma è un tuo dovere. Quindi spegni la tv e prendi la cartella”.

Se questa affermazione non funziona, è perché non siamo stati in grado di stabilire una gerarchia che lo autorizzi ad obbedire. Anzi, è più frequente che siano i genitori a sottomettersi alla volontà del figlio. In ogni caso, l’ordine (non la supplica) deve essere espresso con calma, perché la rabbia crea sempre avversione e dà la conferma di essere vulnerabili, quindi più fragili di lui. E gli regaliamo quella sicurezza che gli permetterà di dominarci. Ma il bambino, non avendo gli strumenti e l’esperienza necessaria per comandare, farebbe inevitabilmente danno.

Più di tutti, i bambini difficili hanno bisogno di regole. Non perché vogliamo vincere il braccio di ferro con loro, non servirebbe, perderemmo sempre. Le regole servono per dargli una direzione, mettere in chiaro cosa possono controllare e su cosa devono essere controllati. In questo modo non avremo più un vincitore e uno sconfitto, ma un gioco di squadra dove si vince o si perde sempre insieme.

 

 

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